È il compleanno di uno carissimo amico: è arrivato ai fatidici quaranta. Ha organizzato una fantastica grigliata nella sua casa di montagna, località Fiuggi. Da Roma, venti minuti di autostrada e 45 di curve di montagna.
“Che problema c’è”, penso. Chiederò al papà di mio figlio se possiamo scambiarci i giorni, d’altronde spesso lo facciamo. Già mi sto pregustando la mia giornata libera: finalmente al fresco, con gli amici storici, del buon vino e un’amaca sotto all’abete. Il bimbo non si stresserà, non credo reggerebbe tutte quelle curve. Non ama i viaggi e soffre di mal d’auto.
Chiaramente i conti li faccio sempre senza l’oste. In questo caso, mi è stato prima detto di sì, e poi a causa del concerto di un tale Fedez (e non aggiungo altro) a tre giorni dalla festa, mi son ritrovata a dover riorganizzare un viaggio a prova di bimbo.
Ho portato asciugamani, cracker e qualsiasi tipo di cibaria secca che potesse essermi d’aiuto.
E la domenica mattina alle 9.30 ero in viaggio, con una dose di stanchezza sulle spalle, ansia da marmocchio capriccioso in macchina, e 40 gradi all’ombra. Sono una mamma single. Non ho accanto un papà che tranquillizza il bambino e viceversa. In questi casi è tutto sulle mie spalle, per cui, mai, farsi trovare impreparate. Quello che speri non accada, di solito accade. Occorre dunque avere a portata di mano tutto.
Cerotti? In borsa. Acqua fresca? Nella borraccia dei paw patrol. Pannolini? Almeno due paia. Il cambio? Doppio. Ecco. Già la preparazione è alquanto impegnativa: se ti dimentichi qualcosa sicuro sarà la cosa che non dovevi assolutamente dimenticare. Tipo i pannolini ad esempio.
Vi è mai capitato di essere in un luogo sperduto con vostro figlio e di esservi dimenticati i pannolini? A me è successo.
Quando qualcuno si permette di criticare le nostre vite, quelle dei genitori single, ricordategli sempre che c’è una bella differenza tra essere in due sotto lo stesso tetto ed essere da soli. Certo, c’è di peggio, come la fame del mondo e i problemi di salute. Ciò non toglie che noi, ci facciamo un mazzo quadrato. Senza sé e senza ma.
Per quanto posso essere stupendo, avere tutta la responsabilità di un bambino sulle proprie spalle non è cosa da poco. Non è solo un discorso di fisico ma anche di mente. E vi spiego perché.
Arrivo alla festa ad ora di pranzo, dopo un paio di pit stop strategici e infinite curve da capogiro.
Mio figlio è stato bravo. Il giardino è enorme e ci sono molti bambini. Inizia a litigare con due bimbe: non faccio in tempo a bere un bicchiere che devo correre a gestire la situazione. Poi decide di giocare a palla con due bambini più grandi che dopo dieci minuti lo scaricano per due femmine della loro età (come biasimarli). Tragedia. Lo porto a mangiare qualcosa, così almeno si distrarrà. Ma lui vuole giocare. E così con la pizzetta ancora in bocca prendo la palla e lo coinvolgo nel “prendi la palla e scappa”, invenzione fantasiosa, via di mezzo tra palla avvelenata e pallavolo.
Poi finalmente il miraggio: Mattia, un bimbo della sua stessa età. I due si piacciono e iniziano a giocare con le macchinine. Vi vorrei raccontare che da quel momento ho trascorso due ore sull’amaca a farmi dondolare dal vento ma vi mentirei. Non sono riuscita a stare seduta sulla sedia per più di 3 minuti. Ho bramato l’amaca per tutto il pomeriggio.
È stata una giornata bella, ma faticosa. Ho osservato le altre coppie e mi sono resa conto che in effetti, la gestione dei figli in due è altra cosa. Se non altro ti puoi dare il cambio per mangiare. O per andare in bagno. O anche solo per rilassarti dieci minuti in compagnia degli amici. Sembra poco, ma non lo è. Basta poco. Basterebbe avere quel poco tempo per una chiacchera o per dedicarci un po’ a noi.
E questo lo capiamo solo noi genitori single. A volte è davvero dura. Facciamo tutto, forse anche di più. Tiriamo la corda e la molliamo poco prima che si spezzi. Recuperiamo le energie e via di corsa. Problemi economici, problemi organizzativi, problemi con gli ex. La nostra vita è una montagna russa perenne. Solo che noi non ne scendiamo mai.
A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasta sposata.
Per certi versi, avrei fatto una vita sul dondolo.
Ma chi si sarebbe potuta guardare allo specchio? Io non di certo.
Per cui ho scelto una vita di incazzature e parolacce. Di sacrifici e di momenti tristi. Il momento peggiore è quello dei bilanci. Ritrovi gli amici di un tempo e vedi che loro hanno una famiglia felice. Tu invece, non ci sei riuscita.
Non è piacevole. Anzi è frustrante. Ma è in questi casi che dobbiamo appellarci a tutta la nostra forza emotiva e convincerci che sicuramente, ci aspetta un futuro migliore. Che le cose nella vita capitano, e non è sempre colpa nostra. Che i mariti e le mogli stronzi esistono. Che tutto può finire anche gli amori più grandi. Ora saremo anche stanchi ed isterici, depressi, e dispiaciuti. Ma passerà.
Pensateci bene. Non abbiamo bisogno di altro. Certo, non mi dispiacerebbe un conto a sei zeri e una governante che mi pulisse tutta casa da mattina a sera. O che mi seguisse il bambino quando ho bisogno di staccare la spina.
Ma diavolo, io ho una figlio. Una creatura magnifica che mi riempie la vita ogni giorno, per cui ho lottato e continuerò a lottare. Il mio lavoro ha un senso anche grazie a lui. I miei progetti, i miei sogni, sono legati a lui. Non c’è amore più grande. Siamo single. Ma siamo fortunati. Abbiamo chi ci dà la forza di conquistare il mondo.
La separazione ci avrà anche tolto le forze, i soldi e i sogni.
Ma il tesoro più prezioso, è qui, accanto a noi.