Cosa mi fa sentire parte di Gengle?
L’essere prima di tutto GENitore.
Sembrerà una banalità ma quello che mi ha da subito attirato in GenGle è stato il mettere sempre in primo piano le attività con i ragazzi, che fosse un picnic, una serata in un ristorante con l’area giochi, una giornata al parco, un cinema o una visita al museo.
Non che rifugga o giudichi male altri tipi di uscite, ma visto che le prime “vittime” di una separazione sono i figli mi dedico soprattutto al loro benessere e alla loro “rinascita.
Diciamocelo chiaramente, dalle elementari in poi i figli dei separati sono comunque compresi quasi esclusivamente dai coetanei nella stessa situazione, gli altri bimbi li guardano sempre con un misto di compassione, sospetto, invidia, con i primi spesso derivati dalle parole dei genitori, e loro sentono e vivono questa diversità a scuola, nello sport, nelle amicizie “pre-separazione
Quindi: “Che bello uscire coi Gengle!”, “Stasera li vediamo i Gengle?“, “Ma quando usciamo coi Gengle?” sono le frasi accompagnate dai sorrisi che mi convincono ogni giorno che GenGle sia “buono”, che per i miei figli è un ambiente ideale, tanto che a volte fatico a spiegare che la risposta a “Ma stasera che non siamo con te possiamo andare con i GenGle?” è al 99% un no (potrebbe nascere un bel dibattito su questo punto).
…e non è una questione di setta, è che loro non si sentono in dovere di spiegare nulla del loro essere lì solo con un genitore (e magari anche con qualcuno che non lo è), possono dedicarsi completamente al divertimento, all’imparare cose nuove, al vivere nuove esperienze, a socializzare e, perché no, capiterà, a innamorarsi.
Che si fa nelle sere in cui non ci sono i figli?
A volte si esce con gli amici di sempre e a volte si sta con la propria famiglia di origine.
A volte però si va lo stesso con i GenGle per accogliere i nuovi (restituendo quello che hai ricevuto gratuitamente quando eri tu il nuovo), per aiutare con i suoi figli chi magari l’altro ieri ha soffiato il naso al tuo o per poter passare qualche ora tra soli adulti in allegria o parlando di cose serie davanti a una birra o un panino.
GenGle è per tutti?
No, non tutti si trovano bene in GenGle (non nascondiamoci dietro un dito), ci sono esigenze di alcuni che anche un bel gruppo come questo non riesce a soddisfare; forse perché in fondo è composto da uomini e donne feriti che magari non riescono a rapportarsi con tutti (e a farsi carico delle pene di tutti gli altri), forse perché qualcuno cerca qualcosa di diverso da ciò che il gruppo può dare o non è ancora pronto per “rinascere“, ma a tutti mi sento di dire:
“non arrendetevi“, magari GengGle non è il vostro posto ora, ma potrebbe diventarlo (o forse no…).
Lucenzio Domato