1 Settembre 2018

I rapporti con i figli adolescenti dopo la separazione

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Adolescenza tardiva e adolescenza prematura

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Credo di essere una donna estremamente fortunata.

Per mille motivi: ho avuto una vita piena, fino a qui, e anche se non tutto è andato come da programma, non ho perso la voglia di farmi domande, di cercare risposte in ogni dove e il piacere di stupirmi davanti a tutto quello che ancora non ho visto e ancora non ho fatto, una montagna di prime volte con cui arricchire la mia vita.

Oltre a quella classica, che non si dimentica mai.

Ho studiato, ho convissuto, ho comprato la mia prima macchina. Ho cambiato lavoro più di una volta, traslocato, preso l’aereo e sono salita su una nave da crociera, in una dolce luna di miele come da manuale. Ho ristrutturato casa con mio marito, ho aperto un negozio con lui e da sola l’ho chiuso. Ho avuto il piacere di fare famiglia nel modo più classico e convenzionale del mondo, ed ero banalmente felice. Questa è stata la mia prima vita, piena e borghese, in cui mi sentivo tranquillamente protetta e vivevo in una bolla di sapone, tanto tonda quanto fragile.

Ora ne è iniziata un’altra, diametralmente opposta, dove le certezze sono sempre poche e il ritmo sincopato. Ho venduto la macchina e giro in bicicletta o a piedi, in un ritmo slow degno del più zen degli amici. Sono la regina del rapporto occasionale, lavorativamente parlando, e comunque riesco a far quadrare i conti di settimana in settimana. I progetti a lungo termine non arrivano oltre i quindici giorni, a meno che non sogni di aprire una libreria sul cocuzzolo di una montagna e allora mi ritrovo a programmare la mia vita da qui ai prossimi vent’anni, distesa nel letto con il naso all’insù.

Ora sperimento tutto e il contrario di tutto, sapendo che ogni giorno è una scoperta nuova.

Non sono ricaduta nella fortissima tentazione di ricreare la fotocopia della vita di prima, che ormai non mi appartiene più e che sarebbe solo la brutta copia del ricordo di ciò che è stato.

Riprodurre dinamiche consolidate e conosciute diventa quasi istintivo e rassicurante soprattutto perché è difficile impostare qualcosa di completamente nuovo, a questa età, con la netta sensazione di sentirsi inadatti, ridicoli, quasi assurdi. Rialzarsi in piedi e iniziare da zero, o anche meno uno, rimettendo in discussione le scelte di una vita, fa tremare le fondamenta del futuro ma anche mettere in dubbio quel passato, a cui abbiamo dedicato tanta energia. In più oggi abbiamo questo percorso alle spalle che ci fa pensare mille volte prima di fare le stesse cose che inevitabilmente possono portare alle conseguenze che conosciamo.

Io divido nettamente la mia vita in due, e la linea di demarcazione è proprio quel giorno in cui sono uscita dalla casa familiare per non ritornare mai più. Insieme ai miei figli, che mi hanno accompagnato in questo cambiamento, per me fondamentale, e che loro porteranno dentro come il ricordo di un passaggio. Sono la mia famiglia, ora più che mai, e arricchiscono questa esistenza con uno spessore diverso.

Li accompagno come genitore responsabile nella crescita, ma mi diverto come un’adolescente nel mettermi alla prova con il loro mondo, fatto di tecnologia allo stato puro e di neologismi che durano il tempo di un respiro. Imparo un termine e già me ne propinano un altro. Conosco una canzone e dopo poche settimane cantano melodie sconosciute per casa, borbottando alle mie proposte musicali.

Vivono velocemente e io li zavorro con la ricerca del tempo perduto e le mie proposte anacronistiche in tema di film e di musica vintage. Stanno crescendo e si stanno delineando i loro caratteri, spuntano le prime vere passioni e le prime curve, con la necessità di comprare reggiseni nuovi. Si intravedono le differenze, scoprendo a volte un’anima diplomatica in chi non avresti mai immaginato e una passionale nel figlio che sembrava più calmo. E gli ormoni, che ballano a ritmo di musica, tanto quanto noi mentre prepariamo il pranzo.

Si stanno innamorando dell’amore, della voglia di abbracci e di baci, leggendo romanzi dai titoli anglofoni ma che non differiscono di una virgola dagli Harmony che rubavo dalla borsa della zia quando andavo in spiaggia alla loro età. Sognano di avere pearcing e tatuaggi, colorarsi i capelli e vedere concerti. A cui finalmente ora vado io, e posso vedere quegli artisti che ho sempre sentito nominare ma che mai avrei immaginato di ascoltare dal vivo. Racconto loro le mie emozioni, in una adolescenza tardiva che mi gusto pienamente rispetto alla loro, così prematura, viva e paranoica che non invidio per niente.

Tutto questo ci tiene vivi in una dialettica sempre costante. Assaporo questa nuova vita in cui c’è tanto spazio e dove la vera ricchezza è fatta dalle emozioni e dalle esperienze che posso condividere anche con loro, che sono la mia àncora e la mia unica certezza.

Da qui possiamo solo iniziare a volare.

 

 

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