La costante mutazione che siamo costretti a sopportare ci porta inevitabilmente e continuamente a delle scelte.
Ogni giorno dobbiamo scegliere se fidarci o meno di qualcuno, dobbiamo chiederci se farlo entrare nella nostra vita o se lasciarlo nel suo viaggio senza di noi.
Siamo costretti a farci delle domande e le risposte questa volta non possono attendere, lo dobbiamo a noi stessi, a quando quel giorno ci siamo promessi che mai e poi mai avremmo permesso di nuovo a qualcuno di ferirci.
E la risposta sta nei giorni che viviamo, nelle relazioni che intraprendiamo e nello sguardo dei nostri figli che loro sì che hanno scelto di fidarsi di noi.
La quotidianità e la routine è padrona, molte volte non abbiamo il tempo di pensare perché l’unica cosa che possiamo fare è andare avanti con tutta la stima che abbiamo acquisito di noi.
Abbiamo raggiunto la consapevolezza di essere ognuno la metà di noi stessi e la coscienza che qualcun altro può solo aggiungersi alla nostra esistenza e non necessariamente completarla.
Ma c’è un bisogno che nasce dal profondo del nostro cuore dal quale non possiamo sottrarci, il bisogno di raccontarci, di alleggerire il peso della giornata, e perché no riderne per non pensare che anche oggi siamo stati Gengle e che continueremo ad esserlo.
Guardiamo il nostro cambiamento dovuto dagli eventi, e molto spesso questo non è dipeso da noi, scopriamo continuamente di cosa siamo capaci e ci ripetiamo nella testa di avercela fatta quando nei giorni che precedevano la consapevolezza del nostro essere ci ripetevamo che non ci saremmo riusciti a superare il cambio di rotta.
Possiamo insegnare che si può fare. Le persone possono entrare ed uscire dalla nostra vita senza che venga segnata in maniera indelebile dal dolore che l’accompagna.
Siamo singoli individui coscienti che tutto passa, ma l’amore per noi stessi resta!
