1 Settembre 2018

Vivere il Natale da genitori separati

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Mia figlia è in cucina con il flauto che prova le canzoni di Natale.

Io in sottofondo ascolto il concerto unplugged dei Pearl Jam del 1992 a MTV.

Cosa stavo facendo nel novantadue? Forse suonavo il flauto anch’io e nemmeno conoscevo questi ragazzi di Seattle. Come è strana la vita, a volte fin troppo ironica. Ti fa compiere dei giri continui su te stesso e viaggi sempre alla ricerca di qualcosa che forse hai sempre avuto sotto ai tuoi occhi. Una volta avevi i capelli lunghi, ora li hai tagliati, ma quello che cercavi è proprio lì, basta allungare la mano e avere il coraggio di prenderlo.

Terzo dicembre in questa nuova casa.

Non ho ancora comprato l’albero.

Grinch 3 – Sara 0

Mi dispiace, davvero.

Ogni volta credo che sia la volta buona, parto con i più buoni propositi ma non ci riesco. Giuro, ho tutte le più buone intenzioni, c’è davvero sopito questo spirito natalizio dentro di me e una forte voglia di crederci ancora. Quando ero sposata sentivo quel brividino ogni anno e organizzavo cose sempre diverse. Un’allegria e un’energia contagiosa. Restituitemi quelle emozioni che mi appartengono tanto quanto il mio ottimismo e il mio sedere poco tonico. Ma ogni volta che cerco di lasciarmi andare e di sentire questo respiro più calmo che è dentro di me, questa voglia di cose belle e il profondo desiderio di buono, il profumo della cioccolata calda inondata di panna, ogni volta che ci provo davvero, capita qualcosa che fa scoppiare la mia piccola bolla di sapone. Mi sento ancora troppo fragile. Vedo tutto con gli occhi di sempre, disillusi dallo scintillio e quella magia non entra nemmeno con la porta spalancata. Non arriva.

Così continuo ad ascoltare questo rock capellone e a piegare la testa al suo ritmo. A cantare nel mio inglese scompigliato e a tratti grunge.

L’altro giorno ho raccolto lo sfogo di un padre, separato, che affronta il suo primo semestre senza moglie e con il figlio al suo fianco a week end alterni. Già crede di aver visto tutto e si sente fuori dal tunnel che noi conosciamo bene. A mio parere forse non ci è nemmeno ancora entrato. Questo “stato transitorio” come lo definisce lui, in verità è un nuovo modo di vedere le cose e quello che riguarda il passato non ritornerà più allo stesso modo. Per vivere ancora, bisogna cambiare prospettiva, curare le ferite e poi, piano piano, inventarsi nuove tradizioni, conservando quelle che veramente ci appartengono. Riscrivere un pezzo di storia familiare per poter avere ricordi diversi, nuovi, che appartengono a questa nuova vita. Ma ci vuole tempo per metabolizzare e per maturare un nuovo modo di essere. Altrimenti, basta semplicemente sostituire il compagno di sempre con una persona qualsiasi, tappando una voragine che a guardarla ci potrebbe fare troppo male. Un metodo veloce per procrastinare un problema che viene solamente ignorato. Di certo poco meno di sei mesi sono un tempo troppo ristretto in cui riuscire a stabilire qualche nuova abitudine. Anch’io ero così piena di me stessa e sicura del percorso che stavo facendo? Mi sentivo arrivata e credevo di aver capito ogni cosa della mia nuova vita? Non credo, altrimenti non sarei ancora qui con mille domande per la testa e tutte queste incertezze. Una parte di me invidia questa consapevolezza illusoria che aiuta ad andare avanti ogni giorno, scaricando la colpa sugli altri.

Perché deve finire anche quando hai dato?
Guardiamo il sole che tramonta inermi e davvero non possiamo fare niente?
Quando le foto iniziano a scolorire sotto i nostri occhi?
Esiste veramente un altro cielo in cui splendere?

Io ci voglio credere con tutta me stessa e il desiderio di riemergere è davvero grande. Il periodo delle feste però mi lascia ancora quel retrogusto amaro che da sola non riesco a cancellare. E Dio solo sa quanto ci provo. Sogno in grande, sogno sempre e ad occhi aperti. La notte non mi basta. A volte penso di essere qui, sola, a credere nelle favole a lieto fine. Sono rimasta l’ultima. Mi rifugio nei libri d’amore, nei film romantici e nelle storie intense in cui vorrei essere la protagonista. Sono stanca di chi trova scuse, di questo stato di calma apparente, di aspettare chissà cosa che non arriva mai. Sono forse troppo impaziente, un pò nervosa e ho tanto freddo in questi giorni. Il letto a dicembre è sempre un pò più grande del solito e non potersi scaldare con qualcuno pesa, anche se non lo diamo mai a vedere.  

Forse semplicemente dovrei prendere una pausa e dedicare un pò di tempo a me stessa, smettendo di forzare la mano solo perché nel calendario sono arrivata all’ultima pagina da staccare e al momento dei bilanci personali. Potessi un pò fermare la mia testa che continua a pensare…  pensare…  pensare… Dovrei provare a lasciar scorrere le cose da sole, senza grandi aspettative e senza voler forzare la mano, grata del percorso che mi ha portato fino a qui. Magari potrei davvero trovare una bella sorpresa la mattina del venticinque, una di quelle che lasciano a bocca aperta e che mi faranno ricordare per sempre questo momento. E confidare in un duemiladiciotto memorabile. È più forte di me, lasciatemi sperare, sognare e cantare ancora un pò

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