Dicevamo nell’articolo "Saper ascoltare…"che gran virtù che servirebbero degli strumenti per aiutarci e guidarci nell’ascoltare glia altri. La nostra cassetta degli attrezzi non può che essere fornita di domande e di risposte.
Adesso ad ognuno di noi verrà in mente l’ascolto più difficile della vista: chi quello con i figli, chi quello con il marito o la moglie o partner, chi con i colleghi, chi con la suocera. In tutti i casi quello che scriveremo potrà tornare di una certa utilità.
"Cosa pensi sia possibile fare in questa situazione? Tu che idea ti sei fatto?"
Abbiamo mai provato a fare domande del genere quando qualcuno viene a rovesciarci addosso i suoi problemi ?
Oppure la via più facile è dire la propria esperienza e dire come lo risolverebbe in prima persona?
Ma il problema non è nostro, rimane sempre dell’altro e magari delle nostre esperienze non se ne può fare niente.
Il consiglio che ci sentiamo di proporre è quello di ascoltare prima di risolvere, di ascoltare per capire, per sostenere! Con le giuste domande si aiuta la persona a spiegare il proprio punto di vista, mette l’altro a proprio agio con la piacevole sensazione di essere ascoltato davvero, si crea un clima di sintonia e di rispetto l’uno verso l’altro.
E le risposte?
Come vi farebbe sentire se la persona con cui parlate vi rispondesse "Sono qui, vai pure avanti!", oppure "So cosa significa, ne vuoi parlare ancora?", oppure se vi guardasse e restasse in silenzio? Ma non disperso in un silenzio assordante, di chi ha il vuoto negli occhi, ma piuttosto di chi è capace di restare in quel silenzio generativo…
Ottavia Re Fraschini, Sara Rimoldi di Promesis s.s. Mediazione Familiare