1 Settembre 2018

I benefici della scrittura autobiografica

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SCRITTURAAUTOBIOGRAFICAAvete mai provato a creare uno spazio intimo fatto di pensieri, emozioni, un foglio e una penna?
Poca attenzione al tempo, alle parole e al lessico scelti ed ecco che si crea la magia: quei tormenti che massacravano mente e corpo sono ora fuori da noi, scritti in una sequenza di frasi mal leggibili, ma che ci fanno già sentire più leggeri.

Quel frastuono emotivo che assordava il resto, si scioglie sulla pagina vuota e il volume nella mente diminuisce. Fernando Pessoa descriveva questo processo così: “se scrivo ciò che sento è perché così facendo, abbasso la febbre di sentire”.

Le ricerche più importanti sul tema della scrittura autobiografica, poi definita espressiva, si attribuiscono a William James Pennebaker, un sociologo texano che iniziò ad osservare questo fenomeno quasi per caso. Il suo primo studio prevedeva che due gruppi di studenti narrassero con carta e penna il loro trauma più importante per almeno quindici minuti al giorno e per almeno tre giorni consecutivi.

Il primo gruppo lo avrebbe dovuto fare descrivendo solo i fatti accaduti, il secondo avrebbe dovuto unire alla descrizione dei fatti quella delle emozioni ad essi associate. Un terzo gruppo – quello di controllo – aveva il compito di descrivere, nelle stesse modalità, un argomento neutro come le proprie scarpe o la propria stanza. A ogni partecipante fu chiesto di scrivere di getto, come se la penna non dovesse mai staccarsi dal foglio e di sospendere per tutto il tempo della sessione qualsiasi forma di giudizio sullo stile, sull’ortografia o sul lessico scelti.

I risultati di questa prima osservazione furono promettenti, poiché il numero di visite mediche richieste dagli studenti del secondo gruppo di scrittori – numero monitorato nei mesi precedenti e successivi alle sessioni narrative – aveva subìto un calo statisticamente significativo. I ricercatori ipotizzarono che nei soggetti che avevano narrato, oltre ai fatti, le emozioni associate al trauma, i disturbi di natura psicosomatica fossero in qualche modo diminuiti.

Iniziò così un lungo filone di ricerche che ha evidenziato, tra tanti, questi effetti della scrittura autobiografica: prevenzione di disturbi psicosomatici, diminuzione dei sintomi intrusivi ed evitanti del disturbo post traumatico da stress, aumento delle difese immunitarie, miglioramento del tono dell’umore nel lungo periodo.
Scrivere, inoltre, permette di riattribuire significati ad eventi importanti della vita e di ricollocare momenti ed emozioni dolorose nel passato.

Dott.ssa Cristina Di Loreto

Psicoterapeuta e Ricercatrice Ufficiale del Centro di Terapia Strategica 

SCRITTURA

 

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