1 Settembre 2018

Pillon: “più parità fra i genitori”, ma solo se possono mantenere i figli

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La proposta di legge presentata dal senatore Pillon ha sollevato un vespaio di discussioni nella società italiana, in particolare riguardo alla bigenitorialità e ai suoi effetti sui figli. Sebbene l’intento di garantire l’interesse dei figli sia lodevole, occorre analizzare attentamente i dettagli della proposta e considerare le implicazioni reali per le famiglie coinvolte.

Definendo la Bigenitorialità: Oltre alla Divisione Oraria

Una delle principali domande sollevate è la definizione di bigenitorialità. Non può ridursi alla mera divisione oraria paritaria dei figli. La vera bigenitorialità implica una condivisione attiva nella vita dei figli, comprese le decisioni importanti, il supporto emotivo e logistico e la partecipazione attiva nelle attività quotidiane.

Il Dilemma del Tempo Paritario: Realismo vs. Ideale

Mentre l’idea di una divisione equa del tempo tra i genitori può sembrare giusta in teoria, bisogna considerare la realtà delle famiglie moderne. Molte famiglie separate vivono lontane l’una dall’altra, creando sfide logistiche significative. Inoltre, il mondo lavorativo spesso non consente ai genitori di adattare i loro orari per soddisfare le esigenze dei figli.

La Questioni Finanziarie: Chi Sostiene i Figli?

Un aspetto cruciale trascurato nella proposta è il sostegno finanziario per i figli. Nel caso in cui una madre non abbia lavorato per dedicarsi ai figli e il matrimonio finisca, come farà a sopperire alle loro necessità? L’abolizione dell’obbligo di assistenza familiare potrebbe creare disparità finanziarie enormi tra le due case, compromettendo il benessere dei figli.

MAMMA GENITORE

L’Importanza della Presenza Genitoriale

La proposta di legge sembra concentrarsi sulla quantità di tempo trascorso con i figli, trascurando l’importanza della presenza genitoriale. Essere genitori non riguarda solo il tempo trascorso insieme fisicamente, ma anche essere presenti emotivamente e mentalmente nella vita dei figli.

L’Equilibrio tra Vita Lavorativa e Familiare

Un’altra critica alla proposta riguarda la capacità dei genitori di bilanciare il lavoro e la vita familiare. Forzare i genitori a trascorrere un quantitativo specifico di tempo con i figli senza affrontare le sfide reali della vita moderna potrebbe essere dannoso.

Le Conseguenze Emotive sui Figli

Infine, non possiamo ignorare le conseguenze emotive sui figli. La bigenitorialità, se non gestita adeguatamente, potrebbe lasciare i bambini sentimentali e instabili, senza una base solida su cui fare affidamento. È essenziale considerare l’impatto psicologico di questa proposta sul benessere emotivo dei figli coinvolti.

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Parità fra i genitori: La Necessità di una Visione Equilibrata

In conclusione, mentre l’obiettivo di garantire l’interesse dei figli è lodevole, la proposta di legge del senatore Pillon solleva molte domande senza risposta. È fondamentale considerare attentamente non solo la quantità di tempo trascorso con i figli, ma anche la qualità della presenza genitoriale e l’equilibrio tra vita lavorativa e familiare. Solo attraverso una visione equilibrata e realistica della bigenitorialità possiamo veramente garantire il benessere dei nostri figli.

Abbiamo accolto con stupore la proposta di legge presentata dal senatore Pillon che annuncia grandi novità in materia di divorzio inneggiando all’interesse dei figli. Abbiamo pubblicato  sui canali Gengle i dettagli della proposta di legge e abbiamo osservato attentamente la risposta dei nostri 45.000 iscritti che si sono letteralmente scatenati dando vita a  dibattiti infiniti.

Una cosa è certa: ai papà questa proposta di legge piace e alle mamme no! Ma ci terrei a scendere nel dettaglio e guardare davvero all’interesse dei figli affrontando non tanto gli aspetti economici che tratteremo prossimamente ma meramente l’aspetto figlio ‘pacco’.

La prima domanda che sorge è la seguente:

“Per bigenitorialità si intende la divisione oraria paritaria dei figli precisa al minuto? Non si intende invece una genitorialità condivisa, ovvero il continuare a fare scelte per i figli di comune accordo e condividere informazioni riguardanti la vita dei figli oltre che ovviamente al supporto logistico e morale della prole?”

 

Ci terrei a soffermarmi un attimo su una normale famiglia sposata, (proprio come potrebbe essere quella del senatore Pillon): un padre sposato con 2 figli, presumibilmente la moglie si occupa dei figli e la sera al rientro dal lavoro il ministro si gode la famiglia come qualunque altro padre, si chiacchiera del più e del meno, si guarda un film o si finiscono i compiti e poi tutti a dormire, questo tutti i giorni.

Se dovesse invece affrontare una separazione, il ministro dovrebbe essere pronto ad andare a prendere i figli a scuola per almeno 12 giorni al mese, fare i compiti con loro e portarli ai vari sport o attività extra scolastiche, e non dimentichiamoci che nel caso in cui i figli si dovessero ammalare durante i suoi 12 giorni di competenza,  dovrebbe ovviamente prendere libero al lavoro per dedicarsi alle cure dei figli. O è sua intenzione alzare esponenzialmente il lavoro delle tate italiane per sopperire a queste necessità?

Quindi il tempo paritario tanto declamato sarà in realtà suddiviso per 1/3 con la madre e per  1/3 con le baby sitter o i nonni a seconda delle disponibilità.

 

Quanti padri avranno modo di modulare il loro lavoro per adattarsi alla vita dei figli? E quanto è giusto per il solo principio di avere metà tempo ciascuno lasciare i figli con una baby sitter invece che con l’altro genitore?

Trovo questa una grande violazione dei diritti dei ragazzi (che diritto è quello di passare un minimo di 17.280 minuti mensili con entrambi i genitori se poi i genitori stessi non possono essere presenti perchè impegnati a lavorare? Perché poi non dimentichiamo che da ora in poi ‘ognuno per sé, quindi il lavoro sarà importantissimo per garantire il sostentamento dei ragazzi).

 

Facciamo conto però che tutti riescano ad organizzarsi e stare con i propri figli il tempo concordato. I genitori non è detto che vivano nello stesso quartiere, anzi spesso le coppie di  genitori separati hanno evidenziato il problema della distanza, e quindi? come ci si organizza? Doppi guardaroba, e vabbè questa è facile, ma per i libri di scuola?

L’attrezzatura sportiva? I nostri ragazzi diventeranno di sicuro dei grandi viaggiatori, sempre con una valigia pronta! E le amicizie? Fino a che sono piccoli i bambini non hanno problemi, ma già dall’adolescenza pensare di sballottarli in qua e in là senza nessuna ritorsione mi sembra davvero un’utopia.

Ma passiamo al mantenimento diretto. Qui parlerò di me per spiegarmi meglio: negli anni 80 i miei genitori si sono separati, e siccome erano molto avanti come pensiero avevano deciso di applicare il mantenimento diretto nonostante mia mamma guadagnasse al tempo quelli che oggi sarebbero 800 euro mentre mio papà aveva uno stipendio di circa 4.500 euro. Io vivevo principalmente con mia mamma, che non mi ha mai fatto mancare nulla delle cose necessarie e ha soddisfatto tutti i miei fabbisogni.

Arrivando da mio padre invece ogni volta era una sorpresa: bicicletta nuova, vestiti firmati, feste, cene fuori, parrucchiere, luna park, e un sacco di effetti speciali. Per diversi anni sono stata abbagliata da tanto sfarzo e ho visto mia mamma come una sfigata repressa che non si godeva la vita. Crescendo, mi sono resa conto dei sacrifici fatti e ho scoperto che mia mamma aveva rinunciato ad avanzare pretese economiche pur di salvaguardare il mio rapporto con lui.

Mio padre non c’era quasi mai, mi ricordo un’estate eravamo in vacanza in Grecia 3 settimane… in realtà non era una vacanza, lui era lì per lavoro e io passai tre settimane con la tata in attesa del suo rientro serale. Ogni giorno rimpiangevo mia mamma. Saremmo stati a casa ma di sicuro saremmo state insieme. Noi applicavamo alla lettera la bigenitorialità intesa da Pillon, e io ho passato una delle infanzie più solitarie della storia, sballottata come un pacco senza amici stabili né da una parte né dall’altra.

Ora la mia domanda è questa:

“dato che nella nuova proposta di legge viene abolito l’obbligo di assistenza familiare, che succede nel caso in cui una moglie non abbia lavorato per accudire i figli, magari anche trasferendosi lontano dai suoi genitori per via della carriera del marito? Come farà a sopperire ai bisogni dei figli? Questa è bigenitorialità? Creare dei divari enormi in una casa o nell’altra?”

 

Ministro, ci terrei a ribadire a gran voce che non è la QUANTITA di tempo che si trascorre insieme ai figli che ci rende genitori, ma la PRESENZA, il fatto di esserci alle recite, agli esami, ai saggi,  esserci per fare i compiti, essere lì la notte quando stanno male, di reggergli la fronte quando vomitano e fare nottata insieme perché magari non dormono per l’ansia di un compito.

Il genitore è quella persona su cui fare affidamento, che non passa tutto il tempo al cellulare ma ascolta i problemi e cerca di dare gli strumenti al figlio per affrontarli. La proposta di legge dovrebbe valutare veramente l’interesse del figlio e non semplicemente dare un’incombenza obbligatoria ai padri che nella maggior parte dei casi non avranno modo di rispettare.

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Il nostro punto di vista del Decreto Legge Pillon
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