11 Settembre 2018

Mediazione Familiare: Tra Obbligo e Scelta Volontaria

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Il dibattito sul divorzio e sulla Mediazione Familiare è spesso incentrato sull’obbligatorietà o sulla scelta volontaria. La domanda fondamentale è: la mediazione dovrebbe essere un obbligo o una libera scelta?

L’obbligatorietà della mediazione impone alle coppie in conflitto di seguire questo percorso come parte del processo di separazione. Questa impostazione mira a ridurre i casi che finiscono in tribunale, incoraggiando le persone a risolvere i loro problemi attraverso il dialogo assistito da un mediatore.

D’altra parte, la Mediazione Familiare come scelta volontaria permette alle coppie di decidere consapevolmente se vogliono intraprendere questo cammino. Questo approccio rispetta la libertà individuale e la capacità delle persone di decidere quale metodo di risoluzione delle dispute sia più adatto alla loro situazione.

Entrambi gli approcci hanno i loro sostenitori e detrattori. L’obbligatorietà garantisce che più persone siano esposte ai benefici della mediazione, anche se inizialmente possono sentirsi costrette. D’altro canto, la scelta volontaria preserva l’autonomia decisionale delle parti coinvolte, ma potrebbe portare a una minore adesione da parte di coloro che potrebbero beneficiare maggiormente dalla mediazione.

In ultima analisi, la decisione tra obbligo e scelta dovrebbe tener conto delle specifiche esigenze della coppia coinvolta nel divorzio. Un’approfondita comprensione delle dinamiche familiari e delle circostanze personali può guidare verso la soluzione migliore per tutte le parti interessate

Mediazione Familiare
Mediazione Familiare

Diversi approcci alla risoluzione dei conflitti familiari

Esistono diversi approcci alla risoluzione dei conflitti familiari che vanno oltre la mediazione. Alcuni di questi includono:

Negoziazione: Le parti coinvolte nel conflitto si incontrano per discutere apertamente e negoziare una soluzione che sia accettabile per entrambe le parti. Questo metodo richiede comunicazione aperta e una volontà di compromesso da entrambe le parti.

Consulenza Familiare: Coinvolge un consulente o un terapeuta che lavora con la famiglia per affrontare i problemi e migliorare la comunicazione. Questo approccio può essere particolarmente utile quando i conflitti sono legati a questioni emotive profonde.

Arbitrato: Un arbitro neutrale viene coinvolto per prendere una decisione sul caso in questione. Questa decisione è legalmente vincolante e le parti accettano di sottoporsi all’autorità dell’arbitro.

Litigio legale: In casi gravi o complessi, le parti coinvolte nel conflitto possono decidere di risolvere la questione attraverso il sistema legale. Questo può comportare una procedura giudiziaria che viene risolta da un giudice.

Comunicazione Non Violenta (CNV): Un approccio basato sulla comunicazione empatica che mira a creare un dialogo rispettoso e a risolvere i conflitti attraverso l’ascolto attivo e l’espressione onesta dei bisogni e dei sentimenti.

Terapia di Coppia: Quando i conflitti familiari coinvolgono una coppia, la terapia di coppia può essere un approccio efficace. Uno psicoterapeuta lavora con la coppia per migliorare la comprensione reciproca, risolvere i problemi e migliorare la relazione.

Negoziazione Assistita: In questo approccio, un professionista neutrale assiste le parti coinvolte nel conflitto a negoziare una soluzione. Questa persona può essere un avvocato, un consulente o un mediatore.

Ognuno di questi approcci ha i suoi vantaggi e le sue limitazioni, e la scelta dipende dalla complessità del conflitto e dalla disposizione delle parti coinvolte a collaborare per trovare una soluzione.

MAMMA GENITORE

La mediazione come punto di forza

In questi giorni si parla tanto del nuovo disegno di legge Pillon in tema di separazioni, che fa discutere per i tanti aspetti controversi che interessano genitori e professionisti coinvolti. Per quanto riguarda la mediazione si sa che il nodo è:

Mediazione Familiare Obbligatorietà vs  volontarietà.

Scegliere un percorso di mediazione significa scegliere la via che più ci responsabilizza e che più ci mette al centro delle decisioni sulla nostra vita e su quella dei nostri figli. Dovrebbe, perciò, essere quella più necessaria, quella di cui si sente il bisogno. Tuttavia, il fatto che qualcuno ce la imponga ne diminuisce notevolmente l’efficacia.

A questo proposito ricordo quando è stato vietato di fumare nei locali pubblici e ricordo molto bene il panico iniziale, l’arrabbiatura generale e le proteste dilaganti. Ricordo anche perfettamente che ci è voluto pochissimo tempo perché questo divieto diventasse una sana abitudine soprattutto per i fumatori stessi.

Voglio pensare che con la mediazione possa essere la stessa cosa.

Probabilmente i tempi dei tribunali e quelli delle famiglie potrebbero non coincidere e i genitori magari non sono predisposti ad affrontare le questioni più dolorose quando lo decide il Tribunale.

Se, però, si cambia punto di vista e si pensa alla mediazione come occasione per scoprire un modo nuovo di affrontare il conflitto allora se ne può cogliere tutta la sua forza e potenzialità.

Molte persone non conoscono questo strumento di risoluzione delle controversie ma piuttosto sono convinte del fatto che separarsi significhi iniziare una guerra e che non ci sia possibilità di trovare un accordo se non affidandosi al giudice.

La mediazione rimette al centro i genitori dando loro la possibilità di scegliere per i propri figli senza l’intervento di un terzo.

La capacità di mediare, ossia di mettersi in relazione con l’altro predisposti a trovare una soluzione, è una competenza che si può imparare.

Ci si deve esercitare ad ascoltare, ad osservare, a tener lontani i preconcetti, per dare a chi ci sta di fronte, la possibilità di spiegarsi e di raccontare, libero dal timore di essere giudicato.

In fondo, riflettendoci, nei conflitti ci ritroviamo tutti i giorni, in famiglia, al lavoro, con i vicini di casa, nelle chat della scuola ecc.., ecco perché usare il metodo della mediazione aiuterebbe a trovare le giuste strategie per affrontare in modo positivo i dissapori vissuti nella quotidianità.

Far pratica di queste tecniche, serve per riuscire, un po’ per volta, a farle proprie, così da renderle naturali e inserirle nel nostro comportamento usuale. In questo modo verrà spontaneo usarle per affrontare qualsiasi questione un po’ controversa

Possedere il metodo della mediazione è un valore aggiunto per tutti quelli che investono tempo e partecipazione emotiva nelle relazioni.

Affinare le proprie doti nel sintonizzarsi con il nostro interlocutore aiuta ad avviare una conversazione in cui nessuno si senta superiore o inferiore all’altro e ciò permette di non escludere nessuna soluzione solo per partito preso. Questo è già un primo e importante risultato, che apre al dialogo e al confronto.

Certo, nessuno sostiene che sia facile né veloce, ma lo sforzo che viene richiesto per essere bravi mediatori nella vita, ripaga sicuramente.

Promesiss.s. Mediazione familiare
Ottavia Re Fraschini e Sara Rimoldi

Altri Metodi di Risoluzione dei Conflitti Familiari

Esistono diversi metodi di risoluzione dei conflitti familiari, ognuno dei quali può essere adatto a situazioni diverse. Ecco alcuni di essi:

Mediazione Familiare: Un mediatore neutrale aiuta le parti coinvolte a comunicare e a trovare una soluzione. Il mediatore facilita il dialogo e aiuta a trovare compromessi che soddisfino entrambe le parti. La mediazione è spesso preferita perché può preservare i rapporti familiari e ridurre il trauma emotivo.

Negoziazione: Le parti coinvolte nel conflitto si incontrano per discutere e cercare di raggiungere un accordo. La negoziazione implica un dialogo aperto e la volontà di compromettersi per trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti.

Arbitrato: Un arbitro neutrale viene coinvolto per prendere una decisione sul caso in questione. Le parti coinvolte accettano di sottoporsi alla decisione dell’arbitro, che è legalmente vincolante.

Litigio Legale: In casi gravi o complessi, le questioni familiari possono essere risolte attraverso azioni legali. Questo coinvolge avvocati e tribunali, che prendono decisioni basate sulle leggi e le normative vigenti.

Terapia Familiare: In situazioni in cui i conflitti familiari sono profondamente radicati nelle dinamiche familiari, la terapia familiare può essere utile. Uno psicoterapeuta lavora con la famiglia per migliorare la comunicazione e risolvere i conflitti.

Consulenza Legale Collaborativa: Le parti coinvolte nel conflitto collaborano con avvocati specializzati in consulenza collaborativa. L’obiettivo è raggiungere un accordo senza andare in tribunale, promuovendo la comunicazione e la risoluzione pacifica.

Comunicazione Non Violenta (CNV): Un approccio basato sulla comunicazione empatica che mira a creare un dialogo rispettoso e a risolvere i conflitti attraverso l’ascolto attivo e l’espressione onesta dei bisogni e dei sentimenti.

Ognuno di questi metodi ha i suoi vantaggi e le sue limitazioni. La scelta del metodo dipende dalla natura del conflitto, dalla volontà delle parti coinvolte e dalla complessità delle questioni da risolvere.

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