3 Giugno 2022

La separazione dal punto di vista dei figli

separazione punto di vista dei figli

Orietta (nome di fantasia ) è una mamma separata, ha due figli, un bambino di 7 anni e una bambina di 9 con il suo primo marito. Da qualche anno però Orietta ha anche un nuovo compagno, dal quale è nato il suo ultimo figlio che oggi ha appena pochi mesi.

I figli del suo primo matrimonio vivono prevalentemente con lei, il suo nuovo compagno ed il loro bambino. Quando arriva nel mio studio Orietta è molto confusa. Dice di essere arrabbiata con l’ex marito perché ogni volta che i loro figli fanno rientro a casa, dopo aver trascorso il weekend con lui, piangono. Lei giustifica questo pianto come dimostrazione di infelicità dei suoi figli per essere tornati da lei. Vede questo come una manipolazione da parte del padre per nutrire il proprio ego. Racconta che lui fa trascorrere ai figli un weekend senza regole, facendogli fare solo ciò che vogliono e dimostrando così che lei è il genitore severo, che impone solo regole.

Mi domanda, quindi, come può far capire al papà dei suoi figli che quello che fa non è corretto. In alternativa mi chiede come può far capire ai loro figli che, quello che fa il papà lo fa perché  sta poco con loro, mentre con lei trascorrono più tempo ed è giusto che ci siano più regole. Mentre l’ascolto parlare mi immagino la scena del rientro dei due bambini nella casa materna dopo il weekend trascorso con il padre.

Immagino un padre in piedi sulla porta di ingresso dell’abitazione della sua ex con la nuova famiglia. Immagino i due bambini a metà strada tra il loro papà e la loro mamma. Immagino Orietta che con in braccio il piccolonato dalla nuova relazione apre la porta ai suoi figli.

Mi immagino nei panni dei due bambini e sento il loro dispiacere nel dover scegliere nuovamente quale dei due genitori tenere ora, mentre per loro è chiaro che non vorrebbero fare una scelta. Invito Orietta ad immaginare con me questa situazione e a mettersi con me nei panni dei suoi figli. La invito a dover immaginare di dover rinunciare  tutti i weekend ad uno dei due genitori.

Non è forse questo un motivo sufficiente per piangere?

Le propongo di leggere il pianto dei suoi bambini non come un rifiuto per il rientro nella casa materna, bensì come un rinnovarsi del lutto per i suoi bambini. Le propongo quindi da quel momento in poi di accogliere i suoi figli abraccia libere, senza tenere in braccio il figlio della nuova famiglia. Le propongo di accogliere i suoi figli a braccia aperte, di sedersi sul pavimento con loro e di accogliere le loro lacrime, riconoscendo il loro diritto alla tristezza, in un momento in cui evidentemente c’è. Riconoscere a questa tristezza la sua dignità, chiamarla, nominarla,autorizzarla, senza farne una colpa ai bambini perché vissuta dalla loro madre come un attacco alla nuova vita.

Orietta mi guarda incredula, mai era riuscita a vedere la situazione da un altro punto di vista. E, paradossalmente, questo nuovo punto di vista assolve tuttima soprattutto offre ai suoi figli una nuova possibilità, quella di poter esprimere liberamente le proprie emozioni senza sentirsi in colpa, per il rischio di ferire la madre nell’essere tristi.

A cosa serve questo racconto?

A comprendere che questo nuovo punto di vista ha offerto ai bambini di Orietta e del suo ex marito la possibilità di esprimere le proprie emozioni senza dover tutelare nessuno dei due genitori. A volte basta solo guardare le situazioni da un’altra angolazione.

È semplice? 

A volte no e avere qualcuno che ti aiuta a farlo può essere la svolta che ti permette di vivere situazioni potenzialmente stressanti in modo sano e costruttivo, per te e per i tuoi figli. Ah, dimenticavo! nel mio studio è passata Orietta ma sono passati anche tanti papà con lo stesso quesito e con le stesse possibilità di soluzione.

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Orietta (nome di fantasia ) è una mamma separata, ha due figli, un bambino di 7 anni e una bambina di 9 con il suo primo marito.
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