1 Settembre 2018

Storie di donne, storie di separazione e di sofferenza

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Undici anni fa, dopo 4 aborti spontanei, rimasi finalmente incinta, su 6 gravidanze totali solo 1 bambina era sopravvissuta, sono esperienze che non auguro davvero a nessuno, soprattutto quando arrivi a partorire e tuo figlio nasce morto, questa volta tutto sembrava andare per il meglio, ma arrivata al 5 mese medici e familiari mi dicevano di abortire perché la bambina sarebbe stata un vegetale mi avrebbe arrecato solo problemi, ma io la sentivo muovere dentro di me, a differenza dei precedenti che erano già morti. Avevo bisogno di appoggio, di un sostegno reale, per portare avanti quella gravidanza, avevo bisogno del mio compagno, ma non ebbi risposte, così decisi da sola di farla nascere. Lasciai il lavoro stagionale che avevo per seguire la mia bambina e la sorellina di 3 anni più grande. I miei genitori sono anziani e non potevamo permetterci babysitter o asili.

È stata dura perché ho fatto tutto da sola, la nostra seconda casa era il reparto di neuropsichiatria e il centro riabilitativo ma grazie a loro mia figlia è a tutti gli effetti una bimba normale. Fare la mamma non mi ha permesso di essere moglie o anche solo donna. Uscivamo io e le mie bimbe solo per dovere e mai per piacere o divertimenti. Lui si è cominciato ad allontanare, ha scambiato la casa come un albergo, si sentiva la sua presenza solo quando c'era da litigare. Sei anni fa scoprii per caso una delle sue amanti, ma non finì lì,credevo troppo nel matrimonio ed ero disposta ad accettare di essere solo una serva e non più moglie.

La cosa mi faceva soffrire al tal punto che cominciai ad avere attacchi di panico. Non riuscivo più a stare con le bimbe che per me sono l'unica ragione di vita. Finalmente con l'ultima amante, ha deciso di lasciarci, ma come suo ultimo gesto di disprezzo nei nostri confronti, così come è stato raccontato ai carabinieri e agli psicologi, che tuttora seguono la più piccola, si è licenziato, in modo tale da non potermi passarmi gli alimenti. Nonostante tutto non l'ho denunciato per non far soffrire le bimbe firmando una consensuale da lui mai rispettata. Da un anno ho un avvocato d'ufficio perché continuo a non avere reddito, il mutuo l'ho bloccato, come consentito dalla legge e mi arrangio come posso per permettere alle mie figlie una vita normale. Lui continua a non lavorare ed a non dichiarare una casa perché non vuole ospitare le figlie.

In poche parole le vede per mezza giornata a settimana solo per mettersi la coscienza a posto. È dura ma non mollo. La giustizia farà il suo corso, come continuano a dirmi gli assistenti sociali, gli psicologi, e i carabinieri (perché poi ho fatto le dovute denunce) e l'avvocato. Spero di vederla trionfare questa giustizia, perché nel frattempo usa le figlie per colpirmi e minaccia di affidarle a persone di cui non verrò a conoscenza perché non permetterà che le veda più. Non è facile trovare la forza per sopportare minacce e insulti dopo tutto quello che ho passato. Sono sempre stata una persona positiva e penso che neanche questo mi piegherà.

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Fare la mamma non mi ha permesso di essere moglie o anche solo donna.
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