1 Settembre 2018

Dopo la separazione: 5 respiri massimo al giorno

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Grazie a Sara, Milano.

Non ne posso più, mio marito è andato via di casa da meno di sei mesi, mi sembra di impazzire, mi sembra di non respirare durante tutta la giornata, mi sembra di non riuscire a far fronte a tutto, mi sembra che la ruota giri sempre più velocemente, mi sembra che tutto mi scappi di mano, mi sembra che le cose vadano storte sempre nel momento peggiore, proprio come la macchina che ha deciso di accendere una strana spia proprio ora che non ho più lui a cui chiedere.

Una cavolata? Basterebbe andare dal meccanico a farla vedere, ma non riesco a trovare il tempo, sto correndo troppo velocemente per fermarmi per un pin stop. Ecco la mia nuova giornata tipo: mi alzo un’ora prima di quando ero sposata, rifaccio il letto in massimo due mosse, doccia, trucco, sveglio i bambini, preparo la colazione, i vestiti ormai non glieli preparo più perchè non c’è tempo.

Quindi come si vestono si vestono va bene comunque! Mentre i bambini fanno colazione stendo i panni, messi a lavare la sera prima, ormai non uso neanche più lo stendino, addobbo direttamente i termosifoni per far sì che siano asciutti per la sera quando torno e ho imparato ad ottimizzare ogni tipo di termosifone. Quelli lunghi per i lenzuoli, quelli con il bordo per i maglioni, quello in camera dei ragazzi per la biancheria.

Giro per casa tipo pazza appendendo panni ovunque ed urlando ai bambini di muoversi a fare colazione. Preparo la colazione dei ragazzi e gliel’appoggio sul tavolo dicendo ogni mattina di metterla nello zaino. Svuoto la lettiera del gatto, lancio un’occhiata all’agenda per capire che giornata sarà, chiedo ai ragazzi di sparecchiare, mentre porto il cane a fare una giratina. Accidenti a me e a quando mi sono fatta convincere di prendere il cane dal mio ex, i bambini lo vogliono tanto.

Con la separazione mi è rimasto pure questo! Gli voglio bene, per carità, ma è un di più che davvero non mi potrei permettere né per il tempo che richiede né per i costi.  Prego il cane di fare la cacca veloce, ma ovviamente è il suo momento e vuole goderselo. Si prende tutto il tempo che vuole e io scalpito. Rientro e trovo i ragazzi che dondolano per casa, sbraito che siamo in ritardo e li trascino fuori facendogli mettere la giacca mentre scendiamo le scale.

Saliamo in auto, chiedo se sanno che giornata li aspetta, e mentre rispondono, penso a come ottimizzare la strada per arrivare al primo appuntamento della mattinata. Mi scuso, che siamo sempre di corsa, loro mi baciano e dicono che non fa nulla! Escono e faccio un bel respiro: il primo della giornata.

Rimbalzo tutto il giorno tra un appuntamento e l’altro incastrando nei tragitti la mia to do list personale: passare dal centro medico a ritirare le analisi, fermarmi alla posta a pagare il bollettino, corro, ma sono sempre in ritardo. Mangio in auto un pezzo di schiacciata, la pausa pranzo è quasi sempre a base di panini o schiacciate da consumarsi al volo.

È quasi ora di riprendere i ragazzi a scuola e c’è un traffico inimmaginabile, chiamo una mamma di scuola e le chiedo, mortificata se, nel caso che non ce la dovessi fare, se mi prende i figli, mi sarei materializzata dopo poco di fronte all’uscita. Suono il clacson, maledico i vecchietti che guidano come lumache, sbraito con la signora che attraversa, poverina avrebbe pure ragione! Arrivo a scuola e ovviamente non c’è parcheggio, lascio la macchina in doppia fila davanti ad un cassonetto, non metto più la macchina in doppia fila davanti ad un’altra macchina da quando un signore mi fece una partaccia dicendo che l’avevo sequestrato. Aveva ragione! Corro mentre mi infilo la giacca verso l’uscita di scuola e ansimando mi accorgo che ce la posso fare, posso essere lì al momento dell’apertura della porta e vedere i loro visi felici e contenti di vedermi lì. Smetto di correre e mi piazzo in prima fila davanti alla porta.
Respiro, il secondo respiro della giornata. Li prendo e in auto parliamo di come è andata a scuola, corriamo a casa di una signora a cui guardo la figlia per arrotondare un po’, prendiamo anche la piccola, i ragazzi felici di vederla la coccolano finche arriviamo a casa, saliamo, prendiamo il cane. Io e la più piccola usciamo a portarlo per la sua passeggiatina. Rientriamo e ricordo ai maschi che ci sono i compiti da fare, ricordo a me stessa che ci sono i panni da ritirare, la cena da preparare, apro il frigo, vuoto, ma come è possibile che sia sempre vuoto? Prendo i ragazzi ed andiamo a fare la spesa, veloce, so già cosa prendere, sempre le stesse cose. Mi rendo conto che compro anche lì sempre le stesse cose, ormai sono programmata. Torniamo a casa e con la bambina prepariamo la cena, mentre i ragazzi fanno i compiti.

Arriva la mamma della piccola a riprendersela, così posso procedere con l’utilizzo di forni e fornelli senza preoccuparmi di ustionare nessuno in modo irreversibile. Tutto è in cottura. I ragazzi sono tranquilli ed io ne approfitto per rispondere a delle mail dal cellulare.

Stasera mangiamo sul divano non ho voglia di apparecchiare e soprattutto poi di sparecchiare, quando si mangia sul divano la regola è che poi i ragazzi fanno la lavastoviglie. “Ragazzi è pronto! Si mangia sul divano.” Esultano, porto di là i piatti, l’acqua e i bicchieri, allestiamo un pic nic in bilico fra un cuscino e l’altro, mangiamo guardando qualcosa alla tv, ridiamo, sono esausta. Oggi non hanno avuto sport, quindi è stata una giornata relativamente tranquilla, ma domani mi tocca. Loro sparecchiano e fanno la lavastoviglie, riporto il cane e gli comunicato che è l’ultima volta che lo porto per oggi quindi che si desse una regolata! Torno a casa, do il bacio della buona notte ai ragazzi che mi chiedono di stare con loro.

Vogliono stare ancora un po’ svegli e sanno che questa tecnica funziona sempre. Ridiamo, ci raccontiamo i momenti salienti della giornata. È arrivato il momento di dormire, buona notte.

Vado in cucina, chiudo la porta, vado in terrazza, mi metto sul panchetto che c’è in terrazza e mi accendo una sigaretta. Avevo smesso, ma con la separazione la sigaretta serale, me la sono concessa, me la godo proprio, sono i miei tre minuti di goduria, respiro e anche se quei respiri si riempiono di fumo sono il segnale che fra poco potrò spengermi e dormire, non prima di aver stirato i panni ritirati.

Per fortuna che almeno è ricominciata la serie “Una mamma per amica” almeno stiro mentre guardo quella! Mi strucco, e finalmente mi metto a letto, faccio un ultimo respiro prima di cominciare a pensare alla pianificazione di domani e annegare nei pensieri. Quando ero sposata non mi sembrava che mio marito mi desse un grande aiuto, ma probabilmente erano proprio le piccole cose che mi levava che mi aiutavano ad avere ritmi più gestibili.

Comunque anche per oggi ho respirato 5-6 volte, direi che tutto va bene, si può andare avanti

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Il racconto di una giornata di una mamma separata
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