Presente nella lingua italiana a partire dal 1300, il termine “comunità” (cum munitas, ovvero “che compie il suo incarico assieme ad altri”) ha sempre indicato l’appartenenza ad una forma di vita collettiva caratterizzata da un profondo sentimento di affetto, fiducia e dedizione reciproca.
Sul finire del 1800 viene aggiunto un secondo significato che rappresenta invece un qualsiasi insieme di persone legate da uno o più fattori comuni (lingua, territorio, religione, professione, economia, politica).
Oggi si parla di comunità anche a proposito di nuovi fattori: le passioni, ad esempio, oppure situazioni comuni a più persone che sono state la motivazioni della nascita di un gruppo.
Che io sappia, siamo più di trentamila. Altro che comunità, siamo una realtà e anche importante. Tipo una città di piccole ma significative dimensioni.
Per cui grazie a Giuditta abbiamo deciso di andarci a sedere al tavolo dei grandi per dire la nostra e difendere chi ha condiviso il nostro stesso lutto: da settembre Associazione GenGle sarà ospite fissa del tavolo delle Politiche Familiari del Comune di Rho.
Al nostro fianco mostri sacri dell’associazionismo no profit come Acli, Caritas, Compagnia delle Opere ed altre realtà locali. Andrò io, in rappresentanza di Giuditta Pasotto, di tutti voi e dei Gengle Rhodensi. Giuditta ha aperto la strada con la Casa dei babbi a Firenze ed è ora, pian pianino, di farci notate anche negli altri comuni.
Mi piace pensare che tutto ciò che di buono si riceve possa essere restituito in maniera più strutturata.
Invito tutti i miei amici Rhodensi a mandarmi le proprie considerazioni, se ne hanno, su ciò che manca, serve, necessita nei confronti di chi si trova catapultato in un dramma come quello della separazione.
Perché GenGle possa sempre più occuparsi delle persone separate in maniera olistica e completa. Nessuno dev’essere lasciato indietro.
Andrea Smidili