1 Settembre 2018

Che significa essere soli dopo la separazione?

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ESTATEGENGLE 2

Sono a casa, nella mia cucina.

Bottiglia di birra aperta, una buona belga regalata da chissà chi e un calice da vino, per la mia bionda. Finestre spalancate e condizionatore che raffresca, a ritmo pieno. Sembra un controsenso ma mi dicono che aiuti a far circolare l’aria. E io mi fido, non posso fare altro.

Fa caldo qui in centro, preferirei decisamente essere in vacanza. Mi pesa sempre di più avere questo letto mezzo vuoto, che di notte non viene riempito nemmeno dal gatto diabetico che preferisce uscire in terrazzo. E ci vado anch’io, a sentire l’aria che tira. A volte è difficile l’estate, quando sembra che tutti vadano in vacanza mano nella mano e postano foto di felicità al quadrato con tramonti in sottofondo che tolgono il fiato. E io qui, in mutande, con la coda di cavallo e il naso all’insù, a guardare le stelle.

Scrivo alla mia amica gengle che per un paio di mesi si è trasferita in America, scappando con i figli  e con l’uomo che in questo momento la rende felice. O almeno sembra. Vive in un camper simile a quello di Dereck mentre aspettava la sua bella Meredith e mi spedisce foto in cui vedo uno scorcio di esistenza fatta di aerei e comunità hippie oltre oceano. Ma quando la guardo negli occhi e la sento parlare avverto il suo bisogno, la sua necessità di aggrapparsi a questo pazzo sogno, più di qualsiasi altra cosa fino ad ora. E io non posso che fare il tifo per lei.

Scrivo anche alla mia amica single che ama la birra quanto me e a cui questa sera ho mandato la foto del mio calice, brindando virtualmente alla nostra serata senza uomini. Anche lei perennemente innamorata dell’amore e alla ricerca della sua metà, anche se gli anni passano e forse comincia a pensare che nessuno al mondo può completarci così bene come noi stessi.

Scrivo anche alla milanese che vive ora nella ridente provincia del nord est, contentissima di questo importante cambiamento e che finalmente sembra abbia trovato l’uomo giusto, proprio ora che non lo cercava più e che si era rassegnata a stare in seconda linea ed amare lo storico, sbagliato amore.

Io alterno la mia estate tra settimane buone e altre un po’ più pensierose. Figli che vanno e vengono, tra un genitore e l’altro. Voglia di casa mia, dolce, non di un tetto qualsiasi. Come dicono gli inglesi home sweet home. Desiderio fortissimo di fare l’amore e di essere stretta tra quelle braccia, che mancano sempre troppo. Momenti rubati ai doveri quotidiani, a cui adempiamo con perfetta scadenza ma che soffocano il desiderio di leggerezza e di intimità. Ma teniamo duro, come sempre e sappiamo che bisogna stringere i denti ancora un po’.

Siamo donne così diverse ma in estate ci sentiamo tutte come ragazzine di qualche hanno fa…

Voglia di ridere, di sciogliere i capelli al vento e di camminare a piedi scalzi sulla sabbia.
Voglia di mettersi in costume e di vedersi belle, femminili e sinuose, con tutte le nostre curve e i nostri piccoli difetti.
Voglia di complimenti e di pacche sul sedere, sempre troppo morbido.
Voglia di trovare occhi chiari che si perdono nei nostri, scuri.
Voglia di truccarsi e di scegliere il vestito più bello, tra tutti quelli che abbiamo nell’armadio.
Voglia di baci, a Piazza San Marco, nel cuore di Venezia e nel pieno della notte.
Voglia di uscire e mangiare il gelato, leccandolo dal cono e ridere insieme se sporca i vestiti, le mani, la bocca.
Voglia di fare tardi e non pensare che domani c’è sempre un’altra giornata di lavoro.
Voglia di abiti corti e leggeri, che svolazzano mentre corriamo con le nostre gambe nude e calde.

L’estate libera in noi desideri che in inverno sentiamo in modo diverso.

Io ingrasso sempre un po’, nella bella stagione, inspiegabilmente, ma con la pelle un po’ più abbronzata mi sento molto più bella del solito. Quando esco dall’acqua di mare, in quelle poche volte in cui prendo il coraggio di immergermi, mi piace sentirmi salata e rinfrescata. Mi lecco e mi annuso. E’ l’odore dell’estate, che mi ricorda quanto sia bella la gioventù, la leggerezza e la felicità, quella semplice delle piccole cose che mi riempiono il cuore. Preparare il pranzo, occuparmi di chi amo, aspettare telefonate e sognare, instancabilmente.

Inizio ad familiarizzare con la solitudine, per la prima volta in vita mia. Proprio quest’anno che mi sono rimessa in gioco di nuovo, spingendo le mie paure al limite del possibile e sentendo di nuovo quelle parole, che tanto desidero ma che allo stesso tempo mi fanno ancora paura. Fanno tremare il mio piccolo mondo e non trovo nemmeno le parole per dirlo, per pensarlo. La voglia di ricominciare è tanta, la paura di fallire di nuovo ancora di più. Mi faccio mille domande che non riesco ancora a pronunciare a voce alta, ma nero su bianco, sono scritte nel mio quaderno personale, diario di un percorso che mi scava sempre molto profondamente. Se avessi fatto a diciotto anni il lavoro che sto facendo ora su me stessa, mi avrebbe cambiato la vita. Ma non ero pronta, non ero la stessa persona che sono ora e quella volta sicuramente non ne sentivo la necessità. E non avrei avuto i miei figli, quanto di più bello io abbia potuto portare in questo pazzo mondo.

Il mio cuore è molto stanco, anche se non si vede.

E oggi si alleggerisce con questo calice di birra, bionda e fresca.

Ho diverse cose ancora da sistemare, qui, in questa città che mi avvolge con le sue strade e i suoi ritmi. Ma credo che il mio percorso sia ad una svolta, importante, pur mantenendo viva la necessità di una stanza tutta per me, come insegnava Virginia. Amo i miei figli e il mio cuore è grande per accogliere ancora, ma ho un assoluto bisogno di sentire il mio respiro e aprire gli occhi al sole, che mi acceca con la sua forza. Mi lascio avvolgere e traggo, da quest’energia, nuova linfa vitale. Ho imparato ad avere cura di me stessa, prima ancora che degli altri, perché quello che ho passato mi ha segnato profondamente e non può essere cancellato da nessuno. Non deve, per non dimenticare mai che la persona che io sono oggi è dovuta anche a questo percorso sui carboni ardenti, che mi ha scottato la pelle ma mi ha reso molto più forte di quanto io abbia mai immaginato e mi ha svelato lati del mio essere che ancora non avevo conosciuto. Dentro di me c’è un mondo ancora da scoprire.

 DONNACONUOMO

 

 

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