1 Settembre 2018

Gli uomini che vorremo e il caso Weinstein

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VIOLENZASULLEDONNE 

C’è qualcosa di angosciante nella vicenda Weinstein. Una sensazione nauseabonda che rimane lì, ancorata tra i commenti degli haters sui vari social contro chi ha deciso di denunciare e di dire con tutta la forza quello che ha dovuto subire, e tra chi facendo spalluccia, sostiene che tutto questo rumore è inutile perché è cosa nota da sempre.

Per chi fosse rimasto indietro, spiego brevemente la vicenda. C’è un tale produttore della Miramax, fondatore della stessa società, che da venti anni sfrutta il suo enorme potere per avere in cambio trattamenti sessuali. In altre parole, il lussurioso signore prometteva ingaggi di primo livello in grandi produzioni, in cambio di sollazzi di ogni genere. A quanto risulta, sono molte le attrici e le vip che hanno accettato questo scambio di merce. Probabilmente hanno deciso di tacere per una serie di motivi, prima fra tutti il fatto che si parlasse del re Mida di Hollywood, uno che se decide, ti chiude fuori dai giochi e arrivederci.

Ora. Non so cosa scatti nella testa di una donna che vuole fare carriera (di qualsiasi ambiente si parli), perché io fortunatamente, non mi sono mai trovata a dover contrattare il mio corpo per i miei obiettivi, o peggio ancora, per il pane. Ma mi sento in dovere di dire cosa penso di questa storia, che nelle sue ampie vedute ha qualcosa di estremamente pericoloso e intollerabile.

Punto primo.  La connazionale Asia Argento si è fatta la portabandiera denunciando dopo venti anni le molestie subite dal produttore.  Ha seguito l’onda emotiva delle college americane ed ha spifferato tutto su twitter. Da quel momento,  una valanga di insulti le sono piombati addosso. Come dire, ci sei stata, per ricevere dei favori per cui, cosa parli a fare ora? E’ stata tacciata di ipocrisia, di finzione, di colpevolezza. Non ci dimentichiamo che Asia Argento era una ragazzina d 21 anni. Figlia di un regista e di un’attrice, questo è vero. Ma pur sempre una ragazza giovane e fragile. Oltretutto, sapere che una privilegiata, abbia subito (o accettato) determinati ricatti e abbia avuto paura, ci da la dimensione di quanto davanti a certi tipi di potere, non c’è protezione che tenga.  Cosa sia successo dietro quelle stanze di albergo, nessuno lo può sapere. Quello che però vedo da settimane coni miei occhi,  sono i commenti davvero vergognosi che la maggior parte dei followers le riservano senza pietà. La cosa stupefacente è che la maggior parte sono donne.  Donne contro donne. Come possiamo pretendere che le donne  si ribellino ai loro aguzzini se neanche la fila delle privilegiate,  è in grado di difendersi? Qual è il messaggio che diamo?

Che in questo paese, è meglio tacere. Meglio subire le violenze e le aggressioni di qualsiasi uomo psicopatico e maschilista, perché se aprissimo bocca, verremmo bruciate sulla pubblica gogna.  E’ un fallimento sociale. Questa storia insegna che in questo paese finto puritano, ci son cose che vanno tenute sotto la polvere, nascoste. Perché, se le tirassimo fuori, rischieremmo di venir accusate per qualcosa che abbiamo, nostro malgrado dovuto subire. Chiaro, ci sono casi e casi. Una donna che contratta con il proprio capo uno scambio di “merci”, non subisce violenza, mi sembra ovvio.  E’ una donna che sceglie. Sceglie per le sue motivazioni, ma lo fa in libertà. Attenzione però. Il confine tra scambio consenziente e disperazione è labile.

Supponiamo che una madre single con un figlio da crescere, da sola, un microbo stipendio, un ex marito scomparso, nel suo posto di lavoro si trovi un capo che la ricatti. Voi cosa fareste? Per tenervi il lavoro, cedereste al ricatto, oppure denuncereste tutto, ritrovandovi poi senza lavoro e senza pane? Non venitemi a dire che sapete la risposta, perché non è così. La disperazione fa fare scelte sull’onda emotiva. E soprattutto, denuncereste, sapendo che non c’è tutela alcuna per donne che subiscono la violenza?

Sì, l’ho scritto bene. Non c’è tutela. Se leggete le storie degli ultimi femminicidi , vi ricorderete che molte di loro avevano denunciato il loro aguzzini. Ma a quanto pare, non è bastato.

Questo è un tema delicato. E ognuno di noi dovrebbe rimanere in silenzio prima di aprire bocca e dire cazzate. Probabilmente le haters di Asia Argento sono le stesse che dicono che la violenza va subito denunciata e se non lo fai diventi complice. Senza considerare gli aspetti psicologici che scattano nella mente di una donna che sopporta  da anni ricatti e violenze.

Ad ogni modo, complimenti a tutti i maestrini dalla penna rossa.  Questa storia, farà sì che le donne vittime di qualsiasi tipo di violenza, si chiudano in se stesse e scelgano di stare zitte. Per sempre. Sopportando di tutto e rischiando la loro vita.

La violenza, non è mai accettata. Non è mai giustificata, non è mai corretta. Le molestie idem. Chi subisce non è complice ma semplicemente è terrorizzato. Ficchiamocelo tutti in testa. Anche se si tratta di dive di Hollywood.

Punto secondo. Sento parlare di “normalità” di cose che si sanno da anni, perché “in certi ambienti funziona così”.  E quindi, tutto normale, giusto? A parte che è così in tutti gli ambienti dove ci sono figure di potere. Quindi non fingiamo che la questione sia ridotto solo all’ambiente delle cinema e delle starlette. Il fatto che sia diano per scontati dei comportamenti intollerabili è agghiacciante.  Cosa dovremo fare dunque, accettare che se non la dai non fai carriera? Che gli uomini che possono usano il potere per il loro tornaconto senza pudore? Eh no cari miei.  Se la società ragiona così, è perché tutti noi diamo per ovvie alcuni atteggiamenti inqualificabili, accettandoli di conseguenza. Nel dire “tanto in certi ambienti  è così”, rischiamo per autorizzare questi comportamenti. Darli per ovvio. Per normali.

Io no ci sto, cazzo. Non ci sto perché ho un’idea uomo ben diversa dalle descrizioni che piombano sui giornali in questi giorni. Sradichiamo questo mentalità e indigniamoci. Urliamolo al mondo. Diciamo a tutti che no, noi non ci stiamo. Che per le nostre figlie, vogliamo creare una società diversa. E per creare una società davvero di livello, occorre sradicare dentro di noi alcune credenze. Come l’imprinting genetico per cui, se un predatore ci sbrana, non è colpa sua ma nostra che ce la siamo cercata. O accettare la normalità di atteggiamenti abominevoli.

Detto questo, l’uomo prepotente, violento, che usa il suo potere per il proprio tornaconto, non lo si trova esclusivamente in alcuni ambienti. Più la società si sgretola e più questi personaggi, sono a tutti i livelli trasversali. E fanno schifo. Loro, non noi che denunciamo con venti anni di ritardo. Possiamo dire no, possiamo cadere nella trappola e possiamo in fine aprire bocca. Ma vi prego, non stiamo in silenzio. Urliamo con tutta la forza quello che non ci sta bene, incazziamoci, difendiamo le nostre vite. Facciamo in modo di lasciare alle nostre figlie, un mondo con uomini che abbiano il diritto di chiamarsi tali.

 

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