1 Settembre 2018

Cosa significa essere delle mamme single in Italia! Lettera al presidente della Repubblica

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Caro Presidente della Repubblica, 

per caso ho riletto il suo messaggio sulla maternità, apparso su Il Corriere della Sera il 25 ottobre del 2015, e rileggendolo mi sono sempre chiesta come mai non avesse fatto uno sforzo in più, provando ad ampliare l'orizzonte sul vasto panorama delle diverse forme di famiglia che ormai "popolano" la nostra società, allora non starei qui a fare la fatica di replicare (per giunta con la consapevolezza che è molto improbabile che Lei frequenti questo social network e dunque possa leggerla). Alla fine, però, ha vinto l’impulso di raccontarle altre vite "normali". A esempio lei sa che tutte quelle belle parole sulla maternità potevano riguardare nuclei monoparentali, madri che fanno anche da padri e viceversa?

Le statistiche ci parlano di una condizione che segue un divorzio, ma può accadere per una gravidanza extraconiugale o per un lutto improvviso. Di solito è la mamma a gestire la prole da sola, ma negli ultimi anni sta aumentando il numero di padri che allevano i figli da soli. In Italia la legislazione tende a uniformare le famiglie con un solo genitore ai nuclei familiari tradizionali, ma non crede che questo tipo di famiglia (di "maternità") andrebbe tutelato diversamente? Tralascio il discorso sulle maternità omosessuali, perché se ne occupano già in troppi e lei sarà senz’altro edotto e pressato sul tema. Se avesse speso due parole per parlare anche di quelle situazioni di impossibilità a distribuire i carichi familiari, avrei apprezzato molto di più il suo intervento. Lei parla di "equilibrio dei carichi familiari", ovviamente parla di una famiglia composta da mamma, papà e figli.  Poi, cita le nuove norme sul congedo parentale per i padri lavoratori.

Norme che – osserva – "non hanno ancora prodotto gli effetti sperati e lo squilibrio all'interno della famiglia continua a produrre limitazioni e impedimenti a carico delle donne".  Si figuri allora le madri o i padri che fanno da soli. Poteva rivolgere un pensiero, una proposta anche in formula dubitativa, per promuovere congedi parentali ai monoparentali. A esempio lei lo sa che madri o padri da soli ne usufruiscono al pari delle famiglie tradizionali, con l’unica eccezione di un prolungamento di quattro mesi a ZERO stipendio ( non sorrida, non è una battuta, è la splendida trovata dello Stato Italiano di cui lei è rispettabilissimo presidente). I figli dei monoparentali che lavorano a sei anni  possono andare e tornare da scuola da soli, avere le chiavi di casa e organizzarsi la cena mentre il genitore è perso nel traffico a contare i minuti che lo separano da casa. Se poi devono pagarsi una tata per andare a lavorare, contano i minuti e i soldi spesi per ogni minuto perso a cercare parcheggio, o per ogni ora che una inutile riunione ti trattiene più del dovuto. A noi succede che più lavoriamo più spendiamo in baby sitter.
 

Noi famiglie monoparentali abbiamo imparato l'arte dell'arrangiarci, in assenza delle istituzioni. Pensi che paghiamo tate o chiediamo aiuto ad amici e parenti per tenerci il figlio, mentre andiamo a lavoro, e guardi: non ho detto per andare a ballare o rilassarsi un week end. Volevo farle notare che noi monoparentali non abbiamo neanche il diritto a quelle splendide formule “sconto famiglia” nelle offerte dei maggior tour operator ma capita anche nei teatri, per avere la tessera o lo sconto servono “due adulti e un bambino” altrimenti ti arrangi e anche se tuo figlio ha 5 anni, paghi prezzo intero come fosse un adulto.  Io spesso tessero la tata di mio figlio, come secondo adulto per il teatro, e lei mi risponde sempre: “sì signora, grazie” ignora cosa sia e perché la stia tesserando..  Le rispondo: “grazie a te, che fai sempre più di quanto faccia lo Stato italiano per noi” ( certo, lei dirà: “ma la paga”. Vorrei ricordarle che pago anche le tasse, per inciso).

Vado avanti e continuo a leggere il suo messaggio con la speranza di trovare nel suo discorso una, e  dico una sola,  parola sulla maternità monoparentale, purtroppo rimango col fiato sospeso fino alla fine e non ne trovo traccia. Che delusione. Verso la fine lei afferma: "Perché le leggi da sole non bastano mai. Dobbiamo, possiamo promuovere cultura e politiche positive che favoriscano il lavoro femminile, prima e dopo la maternità, in modo che il suo valore sociale sia pienamente affermato", essì, ho la triste conferma che Lei abbia perso davvero un'occasione importante. “La maternità è anche libertà”, ha ragione,  ma in uno stato che sostiene la maternità; e questo Stato non è l’Italia, purtroppo.

Ma Lei, in quale Repubblica vive?  

 

Firmato, Francesca f.

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Essere mamme single in Italia
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