1 Settembre 2018

La mia storia di separata. Lettera a GenGle

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solitudine

Cara Gengle,

Mi chiamo Alessandra, ho 41 anni e sono un genitore single. Non sono iscritta a GenGle per evitare di frequentare il babbo dei miei figli e la sua fidanzata, entrambi iscritti.

Seguo i vostri post su Facebook e anche tramite le parole e l’entusiasmo di un genitore che collabora con voi molto attivamente e che mi ha dato la forza di mettere un punto alla mia rabbia e delusione condividendo la sua esperienza con me e rassicurandomi su atteggiamenti e comportamenti.

Ho comprato il libro “Genitori Single”, e lo sto leggendo forse troppo avidamente ma dopo quasi un anno passato a metabolizzare, ingoiare lacrime e capire dove mi sono ficcata, ho bisogno di vedere la positività e le piccole gioie che ogni parola di esperienza condivisa mi possono portare. Ho letto da qualche parte che un paio di volte l’anno raccogliete le esperienze dei genitori single e mi è venuta la voglia di comunicarvi la mia.

Ovviamente, data la seconda frase che ho scritto, ometterò i nomi ed i luoghi.

“Mi sono fidanzata molto presto con lui. Poi la giovane età di entrambi, le continue richieste di isolarmi dai miei amici e instaurare un rapporto chiuso, la gelosia, hanno fatto sì che mi stancassi della situazione e l’ho lasciato, pur continuando a doverlo frequentare per attività che avevamo insieme.

Abbiamo fatto altre esperienze. Ci siamo ritrovati, più grandi e diversi. O almeno ho creduto e sperato.

Ci siamo fidanzati e poi abbiamo deciso di sposarci ed andare a vivere un po’ distanti da entrambe le nostre famiglie di origine, per lavoro. Io ho lasciato il mio, che ho ritrovato, identico, nel giro di qualche giorno.

L’anno successivo ho partorito. Asilo nido e via di nuovo a lavorare. Ho lasciato il volontariato che facevo per star dietro al bimbo, il mio lavoro, la casa e lui. Frequentavamo nuovi amici che abbiamo conosciuto e le cose andavano bene, innamorati, giovani e con tanti sogni e progetti.

Due anni dopo è nato figlio 2. Sono iniziate le pressioni in casa: lui non aiutava in niente, le uscite con gli amici erano diradate e ha iniziato a farmi pressioni psicologiche sul lavoro, sui soldi che guadagnavo ed entravano totalmente in casa, sui miei sentimenti nei suoi confronti che secondo lui non erano adeguati, sul mio aspetto fisico (sono davvero morbida, ma lo sono sempre stata). Trovava pretesti per non farmi frequentare la mia famiglia, mi rimproverava per ogni mancanza (anche una pietanza cucinata in maniera non perfetta). Ha messo da parte completamente le mie richieste per soddisfare soltanto le sue; l’ho assecondato supportando un suo grande progetto di crescita. sono stata 4 anni nella solitudine domestica, con 2 bimbi, con il lavoro, e la vita che proseguiva. Ci vedevamo a malapena, io sempre a cercare di soddisfarlo, alleggerire il più possibile i suoi pensieri e le sue preoccupazioni, orgogliosa all’estremo di questo suo rimettersi in gioco e realizzazione personale che stava portando avanti. Sono di nuovo rimasta incinta. Voluto ma non cercato, data la situazione. Con la nuova gravidanza non sono mai più rientrata a lavoro. Le pressioni che mi ha messo addosso di inadeguatezza del mio lavoro, della scuola che avremmo dovuto affrontare e di insulsaggine del mio stipendio rispetto al suo, mi hanno fatto credere che il mio stare a casa fosse la situazione idilliaca che potevo avere, non solo: si mostrava ai miei occhi il marito ideale che riesce col suo stipendio a coprire le richieste e i bisogni di una famiglia di 5 persone con il mutuo già estinto.

Quanto riusciamo a farci manipolare. Tempo libero per me non ce n’era, le mie amiche non le vedevo ormai più perchè tutte le volte erano lotte su pannolini che rischiava di trovare sporchi, mal di testa improvvisi e perduranti, o se vedevamo gli amici, insieme ovviamente, erano prese in giro nei miei confronti e denigrazioni. Mai un aiuto in casa, neanche per organizzare week end fuori, anzi, era motivo di lamentela anche quello! Fino a quando la sua gelosia e possessività non è esplosa in tutto il suo splendore, repentinamente. In 15 giorni mio marito ha messo in dubbio la mia fedeltà, la paternità dei figli, la fiducia nei miei confronti. Mi ha urlato contro in pubblico, davanti ai bimbi, a feste con i nostri amici… ha controllato il mio telefono per diverso tempo, cercando prove della mia infedeltà o chissà cosa altro, lamentandosi che avevo cambiato la password, quando al limite poteva trovare lamentele che facevo contro di lui. Poco tempo dopo, uno stupido litigio ha fatto si che decidesse di andarsene di casa, lasciandomi un conto corrente cointestato e i tre figli.

Lui è andato dai suoi genitori; abbiamo fatto un percorso con una psicologa di coppia che ci ha consigliato di non stare insieme. Io ho deciso di rivolgermi, consigliata, al centro aiuto donna della città dove vivo, per capire cosa è successo, perché glielo ho permesso e come affrontare il futuro in modo che non lo permetta a nessun altro. Non ha dato spiegazioni a nessuno, e in pochi mesi ha trovato una fidanzata che fa frequentare ai nostri figli, ha deciso di contribuire alle spese per i bimbi e la casa che affronto con il supporto economico dei miei genitori.

Io ho deciso cosa è meglio per me stessa e quali sono le mie priorità. Ingoio altri bocconi amari, lascio correre su alcuni ‘soprusi’ che mi fa e aspetto il momento in cui sarò chiamata per la separazione giudiziale cercando e augurandomi che per allora le idee mi si siano chiarite tutte e abbia davvero preso in mano le redini della mia vita.

Dopo più di 10 mesi da che è cambiato tutto, da un mese a questa parte sto riprendendo a vivere e sono molto contenta ed orgogliosa di non essermi ancora buttata in qualcosa di nuovo che probabilmente avrebbe appagato soltanto l’istinto sessuale, ma avrebbe incasinato la mia vita e squilibrato ancora di più la vita dei miei bimbi.”

ripresa

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