“Questo conflitto in cui siamo, ora. Ne ho bisogno. Ho bisogno di questa lotta. Non te lo posso dire perché non ho il lessico per farlo e comunque non avrebbe senso quello che direi. Ma ho bisogno di questa lotta. Disperatamente. Ho bisogno di odiarti ora, e ho bisogno che tu sopravviva a questo odio. Ho bisogno che tu sopravviva al mio odiare te, e al tuo odiare me. Ho bisogno di questo conflitto anche se pure io lo detesto. Non importa neanche su cosa stiamo litigando: l’ora di rientro a casa, i compiti, i panni sporchi, la mia stanza incasinata, uscire, restare a casa, andare via di casa, vivere in famiglia, ragazzo, ragazza, non avere amici, avere cattivi amici. Non importa. Ho bisogno di lottare con te su queste cose e ho bisogno che tu lo faccia con me” Qui trovate l’intera lettera.
Mi ritrovo in ogni singola parola di questo scritto di un figlio o figlia adolescente che si rivolge al proprio genitore.
Mi ritrovo nella fatica, dura, estenuante a volte, disarmante spesso.
Mi ritrovo nella commozione di sentire che i figli faticano pure loro e tutto sommato riconoscono la tempesta che ci avvolge.
Mi ritrovo nell’amore incondizionato che trapela nel genitore e nel figlio.
Mi trovo in questa situazione di pieno conflitto, normale, sano, processo naturale del figlio che cresce e che cerca una sua identità indipendentemente dal genitore.
Mi ritrovo che non mollo quel capo della fune, lo tengo senza tirare troppo né poco, sono lì a guardare ciò che sta accadendo, certa che questa è l’unica strada per trovare veramente se stessi.
Buon viaggio figlia mia!
Francesca Navarria