1 Settembre 2018

La separazione: quando non i genitori non concordano sull’educazione

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La scorsa settimana mi sono presa una vacanza.

Non sono andata ai tropici per tornare tutta abbronzata, non sono scappata in montagna e nemmeno ho evitato i miei impegni lavorativi. Ho semplicemente preso una pausa dai miei doveri di mamma. Ho concordato con il mio ex marito il periodo più opportuno e ho fatto coincidere il mio break con le vacanze di carnevale, permettendo così ai ragazzi di godersi anche la famiglia che vedono meno. I miei figli sono con me tutta la settimana e vanno dal padre a week end alterni. Sono già abbastanza grandi e hanno una certa indipendenza, ma non nego che avevo bisogno di pensare un pò a me, di staccare la spina e di passare un pò di tempo ad occuparmi delle mie piccole cose quotidiane. Sono riuscita anche a fare qualche giorno di vacanza, in dolce compagnia, approfittando di un’offerta all’ultimo minuto ed è stato tutto così romantico. Il desiderio di pensare a me stessa è stato forte e anche se i miei ragazzi mi sono mancati tanto, devo ammettere sinceramente che, dopo tanto tempo, ho provato anche il piacere di non avere orari, di rilassarmi con la lettura di un buon libro, una passeggiata tra la neve in un paesino sperduto e qualche ora in sauna senza pensare a niente e a nessuno, se non al caldo che mi entrava nelle ossa. Ho ripreso finalmente in mano anche la mia vita di donna e non solo quella di madre.

D’altro canto l’inversione dei ruoli è stata anche un ottimo banco di prova per il mio ex marito che, nonostante gli impegni lavorativi, è riuscito a passare più tempo del solito con i ragazzi. Ha conciliato i loro impegni scolastici ed extra scolastici con i suoi ritmi, grazie anche al pronto aiuto dei nonni, che sono stati sicuramente contenti di dare una mano. C’è stata un’inversione dei ruoli davvero interessante perché ha permesso a me di rallentare il ritmo per una settimana e a lui di entrare nella loro vita dinamica di ogni giorno. Con l’elenco del materiale per la ricerca di geografia, i vestiti sparsi per la casa, le scarpe in corridoio e la cena da preparare. Di solito i ragazzi stanno con il padre per periodi prolungati durante le vacanze e quasi sempre fortunatamente viaggiando, ma anche gestire una tranquilla routine può essere qualcosa di davvero avventuroso. Soprattutto se non ne sei abituato.

Sembrava che tutto procedesse liscio come l’olio, se non fosse stato per la gestione del week end, che solitamente non desta particolari problemi. Mio figlio all’ultimo momento ha deciso di rinunciare all’uscita di due giorni in montagna con il gruppo scout per poter partecipare al primo compleanno del cuginetto. La decisione di aderire all’uscita di gruppo era stata presa già dieci giorni prima, chiedendo al ragazzo di valutare bene e di prendere una posizione netta per poter permettere a tutti di organizzarsi al meglio, in modo particolare al gruppo dei lupetti. Con mia grande sorpresa lui, puntando i piedi, ha preferito venire meno alla parola data e scegliere all’ultimo momento il compleanno in famiglia, nonostante con me avesse manifestato un forte desiderio di partecipare all’uscita al chiaro di luna.

Mi viene il dubbio, che mio figlio dimostri un comportamento diverso a seconda della realtà familiare che frequenta, privilegiando in questo caso l’uscita in montagna quando è con me perché conosce la mia predilezione verso l’indipendenza, e il compleanno in famiglia quando è con il padre che è molto attaccato al suo nucleo di origine. Credo che da un lato voglia in qualche modo compiacere il genitore di turno senza pensare ai suoi personali interessi e obiettivi. E’ un bambino con mille doti magnifiche, estremamente solare e sensibile, empatico con i compagni, ma è sicuramente poco coerente e determinato nelle sue scelte. E’ estremamente influenzabile e basta una domanda posta in modo diverso, per far vacillare le sue convinzioni.

In più, in questo caso, aveva dato la sua parola e il suo impegno al gruppo scout a cui è molto legato e, a meno di evidenti imprevisti, doveva tener fede alla parola data. Credo che il compito del padre fosse comunque quello di insegnargli la coerenza delle proprie azioni e non di tenerlo, coccolato, tra le mura domestiche. In più doveva essere il ragazzo in prima persona ad avvisare il capo gruppo del cambio di programma e non il padre a telefonare al suo posto. Se è abbastanza grande per decidere di cambiare idea, lo è anche per assumersi la responsabilità delle sue azioni.

Non è facile educare i figli, soprattutto se crescono in due case diverse e non sono seguiti da una coppia unita ma da due genitori distinti. Ma anche se il progetto di coppia è fallito non può venire meno la linea educativa comune che dovrebbe essere sempre concordata tra le due parti. Se mamma dice una cosa e papà permette il contrario, il rischio che il figlio faccia quello che è più comodo è davvero alto. In più nessuno vuole prendersi costantemente il ruolo del genitore cattivo e severo, soprattutto se il ricatto morale è dietro l’angolo. Per un bambino è più bello passare il tempo con chi è più permissivo, anziché con chi lo punisce continuamente. Ma educare un figlio non significa essere suo amico e cercare una complicità gioiosa. Vuol dire insegnargli come ci si comporta, trasmettergli i valori in cui crediamo e, osservandolo, aiutarlo a far emergere le sue inclinazioni e le sue qualità per poi trovare la sua strada nella vita. Non è un lavoro facile e nemmeno sporadico. Significa lavorare giorno dopo giorno, con costanza e grande passione. La dura realtà è che quando siamo genitori single ci viene chiesto uno sforzo in più. Ci vuole ancora più tenacia, più controllo e più dedizione, e bisogna essere presenti sempre, anche quando siamo a chilometri di distanza. E il nostro amore, grande e incondizionato, deve costantemente fare i conti con la fermezza e il bisogno di dire qualche importante “no” che possa aiutarli a diventare persone migliori.

separazioneregoledipap

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